Alberto Sabbatini, “Senna, la magia della perfezione”
Nel libro recente su Ayrton Senna, come nella serata che ci ha dedicato, Alberto Sabbatini ha rivelato le doti di un abile biografo, attento alla dimensione umana oltre che sportiva del grande campione. Ne è emerso un ritratto apprezzato anche da chi non segue la Formula 1.
Con alle spalle trent’anni di esperienza nel mondo dell’automobilismo sportivo, Sabbatini ha illustrato a grandi linee i successi del campione: 3 titoli mondiali (1988, 1990, 1991), 41 vittorie in altrettanti Gran Premi, 65 “pole position” di cui molte consecutive (un primato imbattuto fino al 2006), che danno un’idea della determinazione del pilota. Scrivendone la biografia, Sabbatini ha potuto contare anche sulla conoscenza diretta del campione.
Una conoscenza che, negli anni Ottanta e Novanta, non veniva filtrata come oggi dagli addetti stampa che controllano ogni contatto tra i campioni e la stampa. Due facce apparentemente contrastanti sono emerse nel personaggio: tanto era efficiente e aggressivo nelle competizioni, altrettanto era generoso nei rapporti con i giornalisti e il pubblico. Ne risultava una personalità magnetica, che gli sportivi amavano ricondurre a una misteriosa magia che era in realtà frutto di una ricerca costante della perfezione in tutti gli ambiti, tecnici e non.
Da giovanissimo decise di adottare il cognome della madre, Senna (di origini italiane), al posto di quello del padre, da Silva, che in Brasile era troppo comune per garantirgli rapidamente un posto inconfondibile nell’opinione pubblica. Tra le caratteristiche del personaggio naturalmente va ricordata anche la rivalità, a volte estrema, che in alcuni momenti oppose Senna a colleghi come Alain Prost, il giovane e ambizioso Michael Schumacher o Nigel Mansell.
Ma Senna si distingueva tra i campioni anche per una qualità più rara: una forte vocazione filantropica. Una vocazione rivolta soprattutto a garantire alla popolazione giovanile del suo paese, che non disponeva delle risorse della ricca famiglia in cui Senna era cresciuto, un’istruzione capace di assicurare livelli di vita dignitosi. Si calcola che la fondazione creata da Senna, l’Instituto Ayrton Senna, abbia contribuito all’istruzione di circa due milioni di giovani brasiliani.
Sabbatini ha raccontato, infine, le ricerche che ha condotto sull’incidente in cui Senna perse la vita ad appena 34 anni, schiantandosi a più di 200 all’ora contro il muretto che si trovava lungo la curva del Tamburello nel circuito di Imola. La causa dell’incidente fu la rottura del piantone dello sterzo, che su richiesta di Senna era stato modificato nella notte precedente la gara per migliorare le condizioni di guida della Williams, che il pilota considerava insoddisfacenti. A conclusioni simili è pervenuta, dopo molti anni, anche la procedura giudiziaria condotta in Italia.
Cosa farebbe oggi Senna se fosse sopravvissuto all’incidente? Sabbatini non ha dubbi: lo vedremmo impegnato come negli ultimi anni della sua breve vita alla guida di qualche grande iniziativa umanitaria.