Aspetti psicologici di fronte alla pandemia
La sera dell’11 novembre u.s. i soci, riuniti presso l’Hotel Sidney, hanno potuto ascoltare il dr. Pierluigi Moressa, psichiatra, membro della Società Psicoanalitica Italiana e giornalista pubblicista, che ha svolto un intervento sugli aspetti psicologici di fronte alla pandemia.
Partendo da alcune citazioni da illustri scrittori del passato il relatore ha posto in evidenza come la maggior parte dei comportamenti umani di fronte ad eventi pandemici tenda a ripetersi nel tempo di fronte a situazioni simili.
Nel “Decamerone” Boccaccio ha rappresentato la preoccupazione dei protagonisti di separare il loro destino da quello degli estranei, ma nel contempo il desiderio di vivere in allegria i propri giorni senza preoccuparsi di quello che succede al resto dell’umanità.
Nei “Promessi Sposi” Manzoni, ha descritto l’acquiescenza diffusa rispetto ai rischi derivanti dal contagio quasi come una forma di soddisfazione per un comune destino con gli odiati “governanti spagnoli”. Gli unici responsabili, verso i quali indirizzare la propria collera e doversi dirigere le misure di contenimento del rischio, erano “gli untori”.
I comportamenti, i sentimenti e le reazioni cui abbiamo assistito negli anni del Covid sono stati e sono ancor oggi assai simili. La reazione paranoica verso gli scienziati che informavano sui rischi di diffusione del male ha indotto a comportamenti superficiali consistenti nella mancata adozione delle profilassi suggerite o, viceversa, ad atteggiamenti quasi maniacali nella prevenzione della malattia mentre ricordiamo anche le aggressioni ai sanitari incapaci di assistere e guarire i malati.
Il disagio psichico di dover sottostare a misure rigide di restrizione della libertà per contenere il rischio ha favorito la crescita del consumo di cocaina e l’incremento del gioco d’azzardo, fenomeni non ricomposti dopo la fine della pandemia. Abbiamo assistito a persone isolatesi da ogni contesto sociale e all’esplosione di conflitti familiari a causa di convivenze forzate. Anche l’abolizione dei funerali è stata fonte di disagio psichico, causato dall’impossibilità di elaborare il lutto attraverso i riti collettivi. Oggi siamo di fronte ad un incremento dei fenomeni individuali e collettivi di criminalità perché il prolungato contatto con la morte ha modificato la percezione etica delle nostre azioni, mentre l’uomo si trova a fare i conti con i propri limiti e con una nuova crisi esistenziale.