Tra profit e non profit: le società benefit
Nel corso della conviviale del primo ottobre il nostro socio Marco Palmieri ha relazionato su un nuovo modello di impresa collettiva, le Società benefit, caratterizzato dal perseguimento, per statuto, di un fine egoistico con uno altruistico.
Il nuovo modello nasce dall’iniziativa privata di B LAB – un ente non profit statunitense – che ne ha ideato lo schema statutario; quest’ultimo è stato recepito e codificato dal Maryland nel 2010. Ad oggi altri 33 Stati nordamericani hanno adottato una disciplina analoga e nel 2016 anche l’Italia – primo Stato al di fuori degli USA – si è dotata di una normativa nazionale.
Ad oggi sono già 200 circa le imprese italiane che hanno adottato la forma di società benefit.
Partendo dall’evoluzione del concetto di interesse sociale e evidenziando la sua progressiva apertura anche agli interessi ulteriori a quelli dei soci, il relatore ha evidenziato, anzitutto, i vantaggi del nuovo modello societario, che consistono, in sintesi, nel modellare l’attività economica al perseguimento di un fine altruistico, da cui deriva il vantaggio per l’impresa di una maggior approvazione della propria clientela.
Il relatore ha inoltre posto in luce i dubbi applicativi che la disciplina nazionale e l’esperienza internazionale hanno fatto emergere e che riguardano, in particolare, la necessità di una corretta identificazione del fine altruistico, la necessità di meccanismi di controllo che assicurino che lo stesso sia effettivamente conseguito, nonché l’eventuale responsabilità degli amministratori nei confronti dei soci e dei terzi beneficiari circa la sua mancata realizzazione.