Per non dimenticare. La vicenda di Villa Emma
In occasione della “Giornata della Memoria” il Club ha ospitato in veste di relatori Don Angelo Belloni, Parroco di Montese (Modena) e e il Prof. Fausto Ciuffi, Direttore della Fondazione Villa Emma a Nonantola.
Don Angelo ha delineato la figura e l’opera di due sacerdoti, don Elio Monari e don Arrigo Beccari. Entrambi insegnanti nel seminario minore della Diocesi di Modena, aderirono negli anni 30 del Novecento ai Piccoli Apostoli, movimento fondato da Don Zeno Saltini, che raccoglieva sacerdoti e giovani cattolici antifascisti. Don Elio divenuto uno dei leader del gruppo, ebbe contatti in tutta Italia con ambienti pubblici e militari e con il Vaticano, servendosene per nascondere persone in pericolo.
Dopo l’8 settembre la sua azione si intensificò a favore di partigiani, militari stranieri prigionieri, ebrei e oppositori con la creazione di una rete clandestina dedita a operazioni di “intelligence”, mappatura del territorio, tracciamento di rotte per l’espatrio clandestino. Evitò accuratamente di lasciare tracce dei suoi contatti per non compromettere le singole persone e i risultati della sua attività, fu, infine, catturato e fucilato nel luglio del 1944.
Don Arrigo si unì alla rete clandestina e la sua canonica diventò base operativa per fornire documenti falsi, curare e nascondere ebrei in fuga, partigiani, antifascisti, soldati alleati, disertori italiani dopo l’8 settembre, prestò aiuto ai ragazzi di Villa Emma, venne arrestato nel novembre 1944 e imprigionato nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna. Condannato a morte, venne salvato grazie all’arrivo delle truppe Alleate.
Il Prof. Ciuffi ha narrato la vicenda di Villa Emma dove furono ospitati circa 70 ragazzi ebrei provenienti da Germania, Austria e Iugoslavia scampati alle persecuzioni naziste e in cerca di un rifugio in Italia dove le leggi razziali non avevano ancora messo in pericolo la vita degli ebrei. Insieme ai loro accompagnatori essi avevano l’obiettivo di raggiungere clandestinamente la Palestina attraverso la Svizzera. Perché la scelta di rifugiarsi provvisoriamente a Nonantola? Nel paese non vi erano pericoli apparenti anche perché quei pochi esponenti locali del fascismo non erano interessati a turbare lo scorrere tranquillo degli eventi.
La comunità locale protesse i rifugiati integrandoli al proprio interno. La situazione cambiò dopo l’8 settembre 43, durante l’occupazione tedesca i rifugiati vennero dispersi fra le famiglie disponibili e in istituti religiosi e successivamente raggiunsero clandestinamente la Svizzera. Alla fine della guerra partirono per il Medio Oriente e si unirono alle comunità ebraiche che stavano creando le basi dello Stato di Israele.